“ Progettare é attività sincretica, comporta un operazione di sintesi di un "materiale" complesso ed eterogeneo, che é già di per sé problematico, oggetto di riflessione, di approfondimento, di comprensione.
Da una parte il complesso sistema delle conoscenze: le esigenze dell’abitare dell’uomo, la metrica dei suoi comportamenti, l’egemonia, le tecnologie costruttive, l’uso dei materiali, ma anche le esigenze della città, la problematica del contesto e del luogo, l’uso della storia, di un amplissimo insieme di riferimenti vicini o lontani, presenti o passati, ed ancora le aspettative dell’uomo, i suoi desideri, le sue esigenze simboliche o rappresentative.
Dall’altra parte c’é il progetto, che non é semplice sommatoria di dati, per il quale non c’é un’alchimia del selezionare e ponderare, non una teoria del discernere. Progettare é pertanto continua riflessione, sempre diversa, ogni volta riformulata, continuo instancabile ricominciare, continuo interrogarsi sul significato delle cose, sul ruolo che esse hanno nella vita dell’uomo.
Una riflessione che si esprime come capacità di configurare gli spazi, di prefigurarli come successione di immagini percettive, di spazi funzionali che possiedono una razionalità distributiva, una sapienza costruttiva, una economia dello spazio come sapiente utilizzo dei mezzi, delle tecniche e delle valenze espressive. (...) Una razionalità che non é mai ovvietà, perché sempre si confronta con l’altro da sé stessa, con quella parte del processo progettuale che comunque non puó essere afferrata, che affonda le radici nella "terra" di ognuno di noi, in quel fertile ed imperscrutabile bagaglio di emozioni e di passioni che proviamo nei confronti dell’esperienza del reale. (...) un continuo cammino che ci conduce appena al di là della razionalità, senza lasciarci cadere nel caos o nel banale.”

Bibi Leone